POSSIAMO FIDARCI DELL’IMMAGINE? QUALE RAPPORTO C’E’ TRA IMMAGINE E REALTA’?
Fino a quando ci limitiamo ad osservare direttamente le cose abbiamo l’impressione di vedere le cose “così come sono”. La visione ci appare un fatto immediato, cioè non mediato da qualcosa che fa da tramite tra noi e la cosa; gli oggetti sono là fuori e basta aprire le finestre degli occhi per vederli lì dove sono e come sono: semplicissimo.
E’ quando guardiamo in uno specchio o sulle pareti di una camera oscura, che questa certezza comincia a vacillare, perché vediamo qualcosa che assomiglia molto alla cosa, ma non è la cosa e, soprattutto, è staccata da essa e sta da un’altra parte.
Quando scopriamo, poi, che l’occhio ha una struttura anatomica simile a quella della camera oscura, cominciamo a pensare che anche la visione diretta possa essere una visione che passa attraverso la mediazione dell’immagine (rovesciata) che si forma sulla retina.
L’abbiamo chiamata immagine questa entità che “imita” la cosa per alcuni aspetti (forma e colore), ma ne differisce per molti altri (proporzioni, orientamento, collocazione,..). Inizia così una separazione ed una dialettica tra l’immagine e la cosiddetta realtà ( il termine realtà deriva, infatti, da res-rei= cosa).
La separazione dell’immagine dalla cosa e l’imitazione imperfetta che ne fa, sono motivi sufficienti per sollevare una questione epistemologica di grande portata: se la nostra conoscenza del mondo passa attraverso i sensi (in questo caso la vista), possiamo fidarci delle immagini che questi ci forniscono? L’immagine ci dice “il vero”? L’immagine corrisponde alla “realtà”? Su quale fondamento deve poggiare la nostra conoscenza? Sui sensi o sulla ragione? O su entrambi?
La questione ha attraversato tutta la storia del pensiero filosofico, dando luogo ad un serrato confronto tra empiristi e razionalisti.
Già i filosofi presocratici si erano divisi sulla risposta da dare a questo quesito. Eraclito propendeva per i sensi, Parmenide per la ragione. Aristotele tentò, invece, una sintesi tra le due posizioni, che sembra anticipare sul piano del metodo la posizione che Galileo espresse nella formula delle “sensate esperienze”.
Nella filosofia moderna il problema si è ripresentato attraverso gli empiristi inglesi ( Locke, Berkeley e Hume) ed i razionalisti continentali (Cartesio, Spinoza, Leibniz). Fu Kant con la Critica della ragion pura a tentare la seconda grande sintesi tra le due posizioni.
La questione dell’immagine che abbiamo affrontato sinora da un punto di vista fisico e fenomenologico, ci appare a questo punto in tutta la sua dimensione filosofica. D’altra parte, come mostra Platone col mito della caverna, il problema della visione ha occupato un ruolo fondamentale nella riflessione dei primi filosofi greci; quello dell’immagine può diventare un caso particolare al quale applicare congiuntamente il metodo di indagine scientifica e quello della riflessione filosofica.