L’ANATOMIA DELL’OCCHIO
A prescindere, comunque, dalle implicazioni emotive, l’esame si limita necessariamente alle sole caratteristiche esterne dell’occhio.
Tra la fronte e gli zigomi, separati dal setto nasale, gli occhi sono collocati nelle due cavità del cranio denominate orbite oculari.
Probabilmente il termine deriva dal fatto che gli occhi possono ruotare nelle orbite come fanno i pianeti e i satelliti ( almeno fino a quando un eccesso di stupore non rischia di mandarli “fuori dalle orbite”).
All’interno delle orbite si osserva il cosiddetto taglio dell’occhio, compreso tra la palpebra superiore, che si abbassa per proteggere e detergere il bulbo oculare, e la palpebra inferiore ( meno mobile di quella superiore ). Il taglio costituisce uno dei tratti somatici più caratteristici. Una interessante descrizione delle tipologie di taglio si trova sul blog http://dieta-e-bellezza.myblog.it
Sul bordo delle palpebre le ciglia proteggono l’occhio dalla polvere , mentre le sopracciglia lo proteggono dal sudore che cola dalla fronte.
Dalla caruncola posta nell’angolo interno della palpebra sgorgano le lacrime che lubrificano il bulbo oculare.
Le palpebre aperte ci mostrano gli elementi più noti dell’occhio, quelli che attirano maggiormente la nostra attenzione.
Questa signora con la sua disfunzione ci mostra dal vivo i suoi bulbi oculari, nei quali si nota la sclera ( da scleros, duro ), la tunica fibrosa bianca che avvolge il bulbo e deve il nome alla sua particolare robustezza. L’immagine è tratta da http://www.icbisuschio.it
Nella parte centrale della sclera si trova la cornea ( trasparente e “incassata”, come il vetro di un orologio). Le lenti corneali , più conosciute come “lenti a contatto”, aderiscono perfettamente alla cornea, correggendone la curvatura; per questo esse hanno la forma di una piccola calotta sferica trasparente.
Sotto la cornea trasparente si presenta l’iride , la parte che più di altre attrae la nostra attenzione per la varietà dei colori e delle sfumature che ricordano l’iride dell’arcobaleno. Occhi neri, castani, verdi, azzurri, blu e, persino, viola hanno riempito un numero infinito di pagine scritte, quadri e canzoni. Nel suo centro, indipendentemente dal colore, ogni iride presenta una macchiolina nera di forma circolare, la pupilla. La pupilla, in realtà, è semplicemente un foro aperto nella “caverna” oscura dell’occhio.
Come il diaframma di una macchia fotografica la pupilla si dilata e si restringe per regolare l’ingresso del flusso di luce. Quando cerchiamo di oltrepassare questa soglia per curiosare all’interno dell’occhio, la pupilla ( non si sa se per timore o pudore) si oppone al nostro tentativo di intrusione. Essa, infatti, si dilata o si restringe a seconda del grado di illuminamento.
Quando aumentiamo l’illuminamento la pupilla si contrae e ci impedisce di guardare all’interno; se, viceversa, diminuiamo l’illuminamento per consentire alla pupilla di dilatarsi, le condizioni di luce non ci permetteranno di vedere un gran ché.
Per poter esaminare “il fondo dell’occhio” l’oculista ci dilata la pupilla mediante alcune gocce di atropina .
Ricordiamo anche la sgradevole “sfuocatura” della vista, che svanisce solo quando, esaurito l’effetto del farmaco, la pupilla torna alla sua dimensione normale (nella foto qui accanto l’occhio sinistro è stato trattato con l’atropina). Come abbiamo visto nella camera oscura, l’effetto di “sfocatura” conseguente all’allargamento del foro, è dovuto all’aumento del numero delle immagini elementari che si sovrappongono nell’immagine complessiva.
Che cosa osserva l’oculista sul fondo dell’occhio?
Osserva la parte più delicata e preziosa del nostro occhio: la retina ( piccola rete ). Si tratta, infatti, di una membrana irrorata da una rete di vasi capillari che nutrono le cellule foto-recettrici, i coni e i bastoncelli.
In tal modo l’oculista controlla se sono in atto malattie degenerative e vascolari .
Diabete e ipertensione , ad esempio, sono due fattori che possono compromettere seriamente la funzionalità della retina.
Un’altra delle patologie di cui sentiamo parlare, con particolare riferimento alle persone anziane, è la cosiddetta cataratta.
E’ come se con il passare degli anni un velo bianco scendesse lentamente dentro l’occhio, fino ad offuscare completamente la vista.
Questa velatura biancastra è visibile dall’esterno attraverso la pupilla.
Il termine cataratta (da katà = giù e rhassein=rovesciare ) fa riferimento alle cascate e alle saracinesche che chiudono i condotti dell’acqua ( le cateratte del Nilo, le cateratte del cielo).
La cataratta ci rivela la presenza di un elemento che non sarebbe altrimenti visibile, a causa della sua trasparenza. Si tratta del cristallino, una sorta di lente posta dietro la pupilla e tenuta sospesa da alcuni piccoli muscoli, detti processi ciliari, che ne possono variare la curvatura. La cataratta consiste in una progressiva opacizzazione del cristallino, che può essere risolta con la asportazione chirurgica.
E’ importante notare, a questo proposito, che l’asportazione del cristallino non impedisce all’occhio di continuare a vedere.
Un altro fenomeno visivo, piuttosto comune in verità, ci informa indirettamente sulla struttura interna dell’occhio. Si tratta di quelle macchioline scure o filamenti che vediamo fluttuare continuamente dentro ai nostri occhi, specialmente quando fissiamo un fondo chiaro.
E’ il fenomeno detto anche delle mosche volanti (floaters) . Da cosa dipende?
Le mosche volanti altro non sono che delle impurità presenti dentro il gel che riempie circa i 2/3 dell’occhio e che prende il nome di vitreo. L’umore vitreo è una sostanza gelatinosa ed otticamente trasparente che impedisce al bulbo oculare di collassare su se stesso. In condizioni normali il vitreo aderisce alla retina ma con l’età o a seguito dell’elevata miopia il vitreo va in contro ad un fenomeno degenerativo che culmina con la separazione del vitreo dalla retina (distacco vitreale posteriore) con conseguente comparsa improvvisa di oggetti di varia forma e tipo che fluttuano dentro l’occhio e che sfuggono se uno cerca di fissarli. Non esiste una cura che possa eliminare questo disturbo. Col tempo questi fastidiosi puntini neri tendono a diminuire ma è difficile che scompaiano del tutto.
Per conoscerne ulteriori dettagli basterebbe consultare le tavole anatomiche, ma ci permettiamo di pensare che sarebbe molto più divertente ed istruttivo se una vera dissezione anatomica potessimo realizzarla in classe.
E’ quello che fino a qualche anno fa potevamo fare semplicemente procurandoci un occhio di bue dal macellaio di fiducia.