GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO!
Siamo talmente abituati alla presenza degli specchi nella nostra vita quotidiana, da finire per pensare che essi non abbiano molto altro da dirci, al di là della loro funzione strumentale. Anche i libri di testo, per la verità, sembrano dare per scontate alcune cose che scontate non sono e saltano, perciò, alcuni passaggi logici e psicologici , che dovrebbero, invece , essere compiuti con particolare attenzione.
Dove sta l’immagine che vediamo guardando lo specchio?
Se domandate ad una persona qualsiasi ( bambino, ragazzo o adulto, non fa differenza) dove vede la propria immagine quando si guarda allo specchio, essa vi guarderà con un po’ di perplessità, come se non capisse la domanda. O, meglio, come se si trattasse di una domanda inutile, tanto la risposta appare evidente: è ovvio che l’immagine si vede “nello specchio ! ”. Se insistete a chiedere una precisazione di che cosa intenda quando dice “ nello specchio ”, vi dirà che intende “ sullo specchio”, cioè sulla superficie riflettente, come se si trattasse di una fotografia o di un quadro istantaneo. Una ampia statistica conferma che queste sono le risposte che vengono date dalla quasi totalità degli intervistati. Per mettere in crisi questa convinzione basta appoggiare uno specchio sulla punta del naso dell’intervistato, chiedendogli di descrivere che cosa vede quando arretra leggermente il capo.
La resistenza ad ammettere che l’immagine è “dietro” lo specchio
Tutti risponderanno con una certa sorpresa che l’immagine del naso sembra allontanarsi dietro lo specchio.
Non è un’esperienza banale, soprattutto se lo specchio è attaccato alla parete.
E’ un po’ inquietante, infatti, l’idea che l’immagine possa attraversare il muro. Le uniche entità che godono di queste proprietà sono, come noto, i fantasmi ( dal greco phantazesthai, apparire ) o gli spettri ( dal latino specere, guardare, strettamente connesso con lo specchio, speculum ).
Si tratta di un passaggio psicologico e concettuale molto importante ai fini di una corretta acquisizione del concetto di immagine virtuale.
Saltando questo passaggio questa pre-concezione rischia di continuare ad operare sotto l’apparente chiarezza delle definizioni verbali e delle costruzioni geometriche. Ciononostante, non c’è libro di testo che non proponga la classica spiegazione dell’immagine nello specchio piano, come se fosse di per sé evidente e convincente. E’ appena il caso di ricordare che si è dovuto attendere il 1604 ( Paralipomena ad Vitellionem ), perché il genio di Keplero riuscisse a darci quella spiegazione . Vale la pena, quindi, di approfondire la questione.
Se insistete a chiedere come è possibile vedere un’immagine dietro lo specchio, e quindi attraverso il muro, si arriva con qualche resistenza ad ammettere che ci troviamo di fronte ad una illusione ottica, che vediamo l’immagine come se stesse dietro lo specchio, ma in realtà dietro lo specchio ( e al di là del muro ) non c’è niente.
Tralasciamo, per il momento, di sviluppare il tema delle illusioni ottiche. Ci limitiamo a sottolineare che con questo ulteriore passaggio stiamo varcando il limite dell’ottica puramente geometrica per entrare nel campo dell’ottica psicologica e della elaborazione cerebrale della percezione visiva: non vediamo il mondo così com’è, ma come ci viene rappresentato dal nostro cervello.
Incassato questo nuovo colpo alle nostre sicurezze pre-concette, ed ammesso che lo specchio “ si prende gioco di noi “ ( in-ludere ), continuiamo, tuttavia, a puntare i piedi, per non essere trascinati dietro lo specchio, per non attraversare questa soglia tra mondo reale e mondo apparente. Ammettiamo sì di trovarci di fronte ad una illusione, ma essa si attua sullo specchio e non al di là di esso.
La spiegazione più rassicurante viene presa a prestito dal procedimento pittorico: come il pittore produce l’illusione della profondità facendo più piccoli gli oggetti lontani, così lo specchio produce un rimpiccolimento dell’immagine sulla sua superficie, man mano che il soggetto si allontana da esso. Questa spiegazione è tra quelle più diffuse ed è indubbiamente tra quelle più convincenti. Come verificarla?
La foto qui accanto ci suggerisce un semplice esperimento: l’immagine dell’uomo che si sta facendo il nodo alla cravatta sfiora la cornice dello specchio; secondo l’ipotesi del “rimpiccolimento” se l’uomo cominciasse ad indietreggiare dovrebbe osservare una contrazione della sua altezza, con il conseguente abbassamento della sua testa rispetto alla cornice. Basta provare per vedere che così non è: la testa continuerà a sfiorare la cornice come quando l’uomo era più vicino allo specchio. Naturalmente occorre che lo specchio sia disposto bene in verticale.
A questo punto il terreno è sufficientemente sgombro da poter proporre la costruzione di Keplero con maggiori probabilità che venga realmente compresa.