PARENTESI TEOLOGICA: IL DUALISMO TRA ANIMA E CORPO ( Vito Mancuso )
Può essere interessante a questo punto aprire una breve parentesi sul dibattito teologico tuttora in corso attorno a tali questioni.
Siamo convinti, infatti, che i temi filosofici e religiosi di fondo non restano mai confinati in un ambito puramente specialistico, ma influiscono profondamente sul senso comune e , come dimostra l’esempio di Cartesio, sulla stessa formulazione del pensiero scientifico.
Riteniamo, inoltre, che il rapporto anima-corpo e, più in generale, il rapporto spirito-materia, contenga forti analogie con il rapporto virtuale-reale del quale ci stiamo specificamente occupando.
Il teologo Vito Mancuso ha trattato il tema del dualismo tra anima e corpo nel suo libro L’anima e il suo destino, riprendendolo ultimamente in Obbedienza e libertà.
Ciò che troviamo interessante nelle argomentazioni di Mancuso, non sono soltanto le questioni di merito ( sulle quali altri teologi “ortodossi” hanno espresso un forte dissenso ), ma soprattutto il tentativo di tener conto nella sua ricerca sulla natura dell’anima di quanto le scienze hanno permesso di scoprire sino ad ora sulla natura del mondo e dell’uomo.
Mancuso ritiene che la tradizione cattolica ospiti al proprio interno due visioni diverse e per molti aspetti contrapposte del rapporto tra anima e corpo.
La prima, di stampo platonico-agostiniano, si esprime nell’articolo 366 del Catechismo ufficiale, secondo cui l’anima spirituale viene al mondo “creata direttamente da Dio, non prodotta dai genitori”; la sua origine ed essenza non avrebbe, quindi, nulla a che che fare col corpo.
La seconda prospettiva, di stampo aristotelico-tomista, si manifesta nell’articolo 365, il quale definisce l’anima come “forma del corpo”. L’articolo si rifà al Concilio Ecumenico celebrato a Vienne (1336) , quando la filosofia dominante nella Chiesa non era più il platonismo, ma era diventato l’aristotelismo, secondo il quale tra corpo ed anima non c’é contrapposizione, ma armonia. Corpo e anima non sono due sostanze separate, di cui una sarebbe addirittura la prigione terrena dell’altra, ma sono due dimensioni della sola e medesima sostanza, di cui il corpo costituisce la materia e l’anima la forma, sicché l’una non potrebbe sussistere senza l’altra.
Mancuso ritiene che questa contraddizione sia teoreticamente insanabile e che abbia generato una dottrina dell’anima incapace di reggere al confronto con l’emancipazione della coscienza moderna, al punto da far apparire l’anima come “la cosa più eterea e più imprendibile che ci sia, tanto che si giunge a dubitare che essa esista” ( Carlo Maria Martini).
Non si tratta di questioni di poco conto, perché parlare dell’anima significa rispondere a due domande esistenziali decisive riguardanti l’identità e il destino dell’uomo: “ Chi sono?” e “ Che fine faccio?”.
Il senso ultimo della religione consiste essenzialmente in due movimenti: concepire se stessi e relazionare se stessi al tutto.
Le risposte elaborate dagli uomini a queste domande si possono riassumere in tre grandi tipologie.
- La prima via è quella del materialismo, secondo la quale ognuno di noi è semplicemente una piccola parte del mondo, materia naturata, destinata come ogni altra parte a morte e riciclo cosmico degli elementi costitutivi.
- La seconda via è quella del platonismo , secondo la quale l’uomo è costituito da due sostanze contrapposte delle quali solo la parte non materiale è destinata a sopravvivere al disfacimento del corpo.
- La terza via è quella indicata dalla dottrina cristiana , secondo la quale entrambe le dimensioni dell’uomo, saranno preservate dalla morte, seppure in tempi diversi, l’anima subito, il corpo alla fine dei tempi con la Resurrezione della carne.
Nell’ambito della cultura cristiana il valore attribuito ai due termini del rapporto anima-corpo è stato fortemente influenzato dal problema del male e della morte, introdotta con il peccato originale.
Nell’ambito di questa cultura sembra aver prevalso per lungo tempo una concezione negativa della dimensione corporea e materiale, ritenuta imperfetta e corruttibile a causa del peccato originale; espressioni come “la debolezza della carne”, “i peccati della carne”, “il corpo come prigione dell’anima” sembrano voler attribuire alla parte meno “responsabile” la causa del male originario, trasformando in una sorta di “peccato di gola” (la mela) quello che secondo la scrittura fu, invece, un “peccato di orgoglio intellettuale” ( la conoscenza del bene e del male ).
Nella cultura oggi dominante, particolarmente sensibile ai valori del corpo ( anche per una comprensibile e legittima reazione a secoli di sua denigrazione ) sembra, al contrario, voler ridurre l’anima ad un semplice retaggio del passato, che indica nulla più del fenomeno della psiche e della mente.
Abbiamo l’impressione, a tale proposito, che molte delle preoccupazioni , anche pedagogiche, espresse nei confronti dei processi di crescente virtualizzazione ( “smaterializzazione” della realtà e perdita di contatto con essa ) possano essere ricondotti proprio a questo tipo di orizzonte culturale.
Ma, veniamo ora alla parte del ragionamento di Mancuso che interessa maggiormente la nostra riflessione su reale e virtuale; è la parte in cui l’autore afferma che ogni religione si esprime attraverso una propria “visione del mondo” e che la religione cristiana abbia bisogno di una nuova visione del mondo, che tenga conto delle acquisizioni della cultura moderna, in particolare di quella scientifica.
Colpisce, in particolare, il riferimento esplicito ai principi fondamentali della fisica e delle scienze biologiche che il teologo assume come componenti essenziali della nuova visione.
E’ per questo fondamentale bisogno di una Weltanschauung (visione del mondo) che nella mia ricerca sulla natura dell’anima mi sono rifatto alle scienze, così come le mie possibilità me lo hanno permesso.
In questa prospettiva mi sono posto la domanda che per me è risultata centrale:qual’è il fenomeno fisico per esprimere il quale è stato coniato il termine “anima”, presente in moltissime culture dell’umanità? La mia risposta è stata: la vita. Il concetto di anima è sorto per rendere ragione del fenomeno fisico della vita. Ora provo ad argomentare la mia tesi.
… L’equivalenza materia-energia formulata da Einstein ci consegna una visione unitaria del cosmo, che impone di superare il dualismo tradizionale corpo-anima, che ancora campeggia nella dottrina cattolica ufficiale.
… La sostanza che forma il mondo e tutte le cose in esso, esseri umani compresi, è una sola, è l’essere-energia. Questa energia però si dispone in molti e diversi modi dentro l’essere umano (e negli altri esseri, ndr) , a seconda del livello di complessità delle relazioni atomiche, molecolari, cellulari.
… La vita (che potremmo definire materia animata da un surplus di energia libera, non condensata in materia) si presenta in diversi modi, sempre più raffinati e organizzati a seconda dell’aumento di quantità di energia libera. In particolare la nostra vita di esseri umani si presenta come segue:
- bios, vita biologica, a livello vegetativo: il metabolismo, il sistema circolatorio, digerente, linfatico, …
- zoe, vita animale, vita a livello sensitivo: libido, emozioni, aggressività, cura della prole, istinti sociali, …
- logos, vita razionale e mentale: capacità di calcolo e astrazione, progettualità immaginazione,…
Giunto a questo punto, nell’essere umano il lavoro dell’essere-energia produce un livello superiore, che Aristotele chiama nous poietikos (pneuma), pura energia spirituale, che consente all’uomo di agire e non solo di reagire, di essere attivo e non solo passivo, creativo e non solo ricettivo, di poter produrre qualcosa di nuovo nel mondo, traendolo da sé.
… Se si pensa all’unità del composto umano, se si pensa all’unità tra energia e massa, per cui la mia massa corporea è nient’altro che energia solidificata e man mano che le mie funzioni vitali aumentano, la mia energia solidificata si libera per giungere addirittura a poter essere energia allo stato puro, come avviene nell’intelletto e nella creatività, se si pensa questo, si capisce che il dualismo corpo-anima è qualche cosa che va superato “.
Da parte nostra consideriamo questa originale riflessione teologica sulla necessità di superare il dualismo tra anima e corpo come un incoraggiamento a proseguire nel superamento del dualismo tra reale e virtuale, che del primo dualismo sembra rappresentare una particolare declinazione.