UNA NUOVA ESPERIENZA
In 40 anni di insegnamento non ho avuto mai l’impressione di ripetere le stesse cose.
Anche quando si affronta per la millesima volta lo stesso argomento, si è di fronte a qualcosa di profondamente diverso. Sono diversi gli allievi con i quali si dialoga, ed anche noi non siamo più gli stessi della volta precedente, perché ogni nuova esperienza modifica la nostra visione delle cose, la approfondisce, la affina e, se necessario, la corregge.
Ed il sapere stesso che noi trattiamo non ha confini, a meno che non vogliamo ridurlo alle povere cose che possono essere contenute in un normale manuale scolastico. Ogni volta, quindi, possiamo esplorarne nuovi aspetti e sfumature, sollecitati dalle domande, dalle risposte e dai dubbi dei nostri allievi.
Proprio questa natura “aperta” del sapere costituisce, secondo Massimo Recalcati, uno degli stimoli capaci di suscitare l‘amore per il sapere (la filosofia). In questo senso lo psicanalista lacaniano arriva a parlare di un vero e proprio rapporto erotico con il sapere.
La pratica dell’insegnamento può accontentarsi di essere ridotta alla trasmissione di informazioni – o, come si preferisce dire, di competenze – o deve mantenere vivo il rapporto erotico del soggetto con il sapere? …
… Il maestro non è colui che possiede il sapere, ma colui che sa entrare in un rapporto singolare con l’impossibilità che attraversa il sapere, che è l’impossibilità di sapere tutto il sapere.
… l’automatismo è il morbo della Scuola, è la patologia dell’Università che ricicla un sapere che tende anonimamente alla ripetizione, annullando la sorpresa, l’imprevisto, il non ancora sentito e il non ancora conosciuto, rendendo impossibile l’evento della parola. E’ uno dei nemici acerrimi del lavoro dell’insegnante: la tendenza al riciclo e alla riproduzione di un sapere sempre uguale a se stesso. E’ lo spettro che sovrasta e può condizionare mortalmente questo mestiere: adagiarsi sul già fatto, sul già detto, sul già visto, ridurre l’amore per il sapere a pura amministrazione di un sapere che non riserva più alcuna sorpresa.
… Un sapere di questo tipo non può essere assimilato senza generare un effetto di soffocamento, anoressia intellettuale, disgusto. Ma la scuola non è innanzitutto questo. Cercano di mostrarlo quotidianamente insegnanti a qualunque livello operino: il vero cuore della Scuola è fatto di ore di lezione che possono essere avventure, incontri, esperienze intellettuali ed emotive profonde.
(Massimo Recalcati, L’ora di lezione, Einaudi 2014, pagg. 4-7)
CI SIAMO RIUSCITI?
Non so se, e in quale misura, nei nostri incontri siamo riusciti a produrre qualcosa che assomigli anche lontanamente a questo di cui parla Recalcati. Certamente la nostra intenzione era quella di provarci, con la speranza che nelle due ore passate a discutere di buio, di luce, di ombre e di immagini potesse accadere qualcosa di positivo.
LA MIA OPINIONE
Per quanto mi riguarda posso dire che anche stavolta sono tornato a casa con nuovi stimoli e indicazioni sui quali riflettere. Una parte del percorso, per esempio, (quella del confronto tra lo schiavo liberato e i prigionieri) la sperimentavo anch’io per la prima volta e mi sembra aver dato ottimi spunti. Tra l’altro ringrazio Vittoria Del Popolo, l’insegnante di Filosofia che ha preso parte al nostro incontro, per avermi opportunamente chiarito, che lo schiavo di cui parla Platone non viene liberato, ma si libera da solo spinto dall’amore per la conoscenza, cioè dalla filosofia. Una ulteriore conferma di quanto sia fondamentale la componente emotiva e passionale nel processo di crescita e apprendimento.
IL PARERE DEI RAGAZZI
Raffaella Mosca mi ha gentilmente trasmesso questa lettera dei ragazzi, che mi ha fatto grande piacere, soprattutto perché sembra testimoniare che qualcosa di significativo può essere veramente avvenuto.
Caro professor Fedeli,
volevamo innanzitutto ringraziarla per aver condiviso con noi questa esperienza.
Dall’essere studenti ci siamo ritrovati ad essere “schiavi cavernicoli” e insieme a lei abbiamo imparato che anche attraverso la fisica è possibile divertirsi.
Con un gioco di luci e ombre è possibile provare emozioni e da un piccolo forellino si può vedere qualcosa di molto più grande e inaspettato.
Abbiamo capito che quasi sempre la realtà non è come la immaginiamo, anzi a volte è molto più semplice di quanto possa sembrare … e le dobbiamo confessare che in fondo, al buio, non si stava così male!
Anzi, la nostra mentre si è sentita libera di viaggiare e di cercare una soluzione, seppur assurda e inverosimile, agli esperimenti che stavamo affrontando insieme a lei.
Speriamo di rivederla presto,
un abbraccio e … VIVA LA FISICA!