I SOLIDI PLATONICI

 PLATONE MATEMATICO: I SOLIDI REGOLARI

Dopo essere usciti dalla Caverna di Platone con un’idea un po’ più chiara di come funzionano i nostri occhi e la visione che abbiamo del mondo, abbiamo deciso di seguire un altro  insegnamento che il grande filosofo dava ai suoi allievi: la Geometria!

La tradizione tramanda che all’ingresso dell’Accademia fosse scritto:

NON ENTRI CHI NON E’ GEOMETRA!”

Platone, infatti, riteneva che la matematica e la geometria dei solidi fossero tra le discipline necessarie alla formazione filosofica dei giovani. Persino Dio (il Demiurgo), avrebbe seguito regole geometriche nella creazione del cosmo. E’ nel Timeo che Platone affronta questo tema introducendo i cinque solidi regolari come elementi di cui il Demiurgo si serve per conferire forma, proporzione e visibilità al mondo sensibile.

“ E prima di tutto questo, tutte le cose si trovavano senza ragione [ ragione = proporzione; ] e senza misura. Ma quando Dio intraprese ad ordinare l’universo, il fuoco in primo luogo e l’aria e l’acqua e la terra, avevano bensì qualche traccia di sé, ma si trovavano in quella condizione in cui è naturale si trovi ogni cosa, quando il Dio è assente. Queste cose, dunque, che si trovavano in questo stato Egli in primo luogo le modellò con forme e numeri” ( 53B ).

Più precisamente, Platone associa il Tetraedro al Fuoco, l’Ottaedro all’Aria, l’Icosaedro all’Acqua e l’Esaedro (cubo) alla Terra; il Dodecaedro, invece, rappresenta il Tutto.

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Perché, allora, non chiedere a Romano e Francesca Folicaldi di esporre qui alla Serra i loro modelli, per sperimentare su di noi il loro fascino e la loro suggestione?

Romano e Francesca ci hanno fatto questo grande onore di mettere a nostra disposizione questi cinque solidi che erano stati ospitati in Mostre e Sedi molto prestigiose.

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Li abbiamo ammirati, toccati, studiati, riprodotti in cartoncino con gli origami, montati con le calamite del Geo-Mag, come nessun visitatore aveva potuto fare, quando essi sono stati esposti nelle grandi Mostre di Fermo, Firenze, Torino e Reggio Emilia.

Anche per Romano è stata un’esperienza nuova, perché per la prima volta ha potuto verificare l’effetto che le sue creazioni possono avere su persone curiose come noi.

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