NEL SEGNO DI MASACCIO – L’INVENZIONE DELLA PROSPETTIVA
Galleria degli Uffizi, Firenze, 16 ottobre 2001 – 20 gennaio 2002.
La mostra si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il VI centenario della nascita di Masaccio con il proposito di ripercorrere gli sviluppi di quell’arte della prospettiva che l’artista toscano ha contribuito a introdurre nelle arti figurative.
La Trinità di Masaccio in Santa Maria Novella è giustamente considerata una sorta di manifesto della pittura prospettica rinascimentale ed è intorno a quest’opera che si articolano le sezioni della mostra, a cominciare dalle esperienze pittoriche del Trecento fiorentino e senese e dalle riflessioni teoriche e pratiche sul fenomeno della visione e sulle sue applicazioni geometriche (sez. I). L’esperienza di Brunelleschi (sez. II), considerato dai contemporanei il padre della prospettiva, è rievocata scenograficamente con l’intento di ricreare quel clima di fascinazione per il nuovo metodo di rappresentazione in cui maturarono le opere più significative di Masaccio (sez. III), Donatello e Ghiberti, la formulazione teorica di Leon Battista Alberti (sez. IV) e le raffinate stravaganze di Paolo Uccello e degli intarsiatori fiorentini (sez. V). Il rigore compositivo della Trinità si riflette a distanza di anni nella razionalità matematica di Piero della Francesca (sez. VI), mentre l’idea dello sfondato illusionistico sarà destinata ad avere straordinari sviluppi nella decorazione murale e nella pratica scenografica (sez. VII). La sezione dedicata a Leonardo (sez. VIII) permette inoltre di spostare lo sguardo su altri aspetti della rappresentazione prospettica, quali il rapporto tra artificio geometrico e visione naturale, le aberrazioni marginali che condurranno agli sviluppi dell’anamorfosi, l’invenzione degli strumenti che impegnerà artisti e matematici per almeno tre secoli (sez. IX), la rappresentazione scientifica del cielo e della Terra e gli sviluppi della cartografia militare (sez. X).
Le dieci sezioni che compongono il percorso espositivo evidenziano quindi un interesse che gradualmente si sposta dal fare artistico alle applicazioni scientifiche con l’intento di sottolineare la straordinaria portata culturale di un evento che fu decisivo sia per le arti che per le scienze matematiche. L’invenzione cui fa riferimento il sottotitolo non riguarda tanto il momento della “scoperta” quanto il processo di codificazione del metodo verso cui si rivolsero gli interessi comuni di artisti e matematici. Amicizie e collaborazioni legano i nomi di Filippo Brunelleschi e Paolo dal Pozzo Toscanelli, Leonardo e Luca Pacioli, Albrecht Dürer e Johann Stabius, Ludovico Cigoli e Galileo, per non dire dei casi in cui l’artista e il matematico sono uniti in una sola persona, come accade con Piero della Francesca, eccellente pittore e raffinato prospettico, abachista e geometra. E proprio a Piero dobbiamo il concetto chiave del percorso espositivo, ossia la “prospectiva” concepita come “commensuratione”, ovvero come “rappresentazione misurata” dello spazio fisico.
Nella mostra sono esposti più di trenta modelli e riproduzioni di strumenti prospettici e di misura, oltre a preziose opere originali, tra le quali dipinti, incisioni, manoscritti, opere a stampa e antichi strumenti scientifici.
Dalla Presentazione della mostra.