DUE DIVERSE ACCEZIONI LINGUISTICHE DEL TERMINE “OPACO“
“Opaco all’attraversamento” e “opaco alla riflessione” della luce
Esaminiamo in primo luogo la definizione che del termine “opaco” viene fornita da alcuni dei dizionari più in uso.
Iniziamo con il D.I.R. (Dizionario Italiano Ragionato) di G. D’Anna.
1) che non si lascia attraversare dalla luce o da altro tipo di radiazioni in quanto le respinge o le assorbe in modo totale o parziale. Schermo opaco, vetro opaco, al di là del quale non si vede niente oppure si intravede qualcosa solo indistintamente. Contrapposto a trasparente.
2) Per estensione, privo di luce, di brillantezza; contrapposto a lucido, luminoso.
3) Figurato, Smorto, Smorzato, Velato, Privo di chiarezza, vivacità o forza espressiva.
Secondo il SABATINI COLETTI, Dizionario della Lingua Italiana
1) Di corpo che non è attraversato da radiazioni luminose o d’altro tipo, che ha coefficiente di trasparenza nullo.
2) Estens. Non lucido: vernice opaca.
3) Fig. Ottuso, inespressivo, mediocre, non brillante.
Vediamo, infine, il Grande Dizionario Italiano (HOEPLI) di ALDO GABRIELLI
1) Di corpo che non si lascia attraversare dalla luce. ‖ contrario di trasparente
2) Estens. Che non riflette la luce, non brillante, non limpido, appannato: quest’oro è diventato o.; seta opaca
‖ Non acceso, scialbo, sbiadito: colore o. ‖ contrario di lucente.
3) Fig. Smorto, velato, smorzato: voce opaca; sguardo o.
‖ Mediocre, di basso livello: una prestazione opaca; intelligenza opaca
4) FISICA. Che non si lascia attraversare dalle radiazioni elettromagnetiche: il piombo è o. ai raggi X
I tre dizionari concordano nell’attribuire al termine opaco due accezioni diverse:
1) La prima accezione fa riferimento alla proprietà dei corpi opachi di opporsi all’attraversamento da parte della luce; al contrario i corpi che la luce riesce ad attraversare sono detti trasparenti; in questo senso opaco è opposto a trasparente.
2) La seconda accezione fa, invece, riferimento alla mancanza di lucentezza o brillantezza; in questo senso opaco è contrapposto a lucido.
Si ripropone, anche alla luce di queste definizioni, la contraddizione alla quale abbiamo accennato nell’introduzione: l’opposto di opaco è lucido o trasparente?
DUE DIVERSE SITUAZIONI FISICO-SPERIMENTALI
Tenteremo ora di chiarire queste ambiguità linguistiche facendo ricorso al semplice apparato sperimentale che abbiamo predisposto.
E’ evidente, infatti, che le definizioni date dai dizionari fanno riferimento a due diversi fenomeni fisici:
A) La trasmissione (l’attraversamento) della luce all’interno dei corpi ( Fig.1)
B) La riflessione della luce sulla superficie dei corpi (Fig.2)
Come se questo non bastasse, si fa anche riferimento a due diverse modalità di osservazione del fenomeno della trasmissione (attraversamento):
1) Il primo modo di stabilire che un corpo è opaco, consiste nell’illuminarlo con una sorgente (Fig. 3) e nell’osservare che su uno schermo retrostante si forma un’ombra molto scura (segno che in quella zona la luce non è riuscita ad attraversare l’oggetto); se, invece, l’ombra risulta solo un po’ più scura dello schermo (Fig. 4) vuol dire che il corpo non riesce ad impedire totalmente il passaggio della luce e quindi dovrà essere considerato non-opaco o parzialmente opaco.
2) Quando, invece, si usa il termine trasparente come opposto di opaco, si fa riferimento ad una diversa condizione sperimentale, che consiste nell’interporre il corpo tra i nostri occhi e la sorgente di luce (o un qualsiasi oggetto illuminato): se il corpo ci impedisce totalmente la vista della sorgente (o dell’oggetto), diciamo che esso è opaco (Fig. 5); se, invece, la sorgente (o l’oggetto) ci appare chiaramente attraverso il corpo (Fig. 6), diciamo che questo è trans-parente. La trans-apparenza , infatti, fa riferimento all’apparire dell’immagine dell’oggetto osservato quando la luce riesce ad attraversare l’ostacolo interposto giungendo a stimolare gli occhi dell’osservatore.
Il primo fenomeno, la trasmissione, è ben presente ed esplicito nei tre autori, mentre il secondo, la riflessione, è accennato solo dal Gabrielli (che non riflette la luce, non brillante). Se non si distinguono bene i due fenomeni c’è il rischio di qualche confusione linguistica e di conseguenza concettuale.