Una definizione da rivedere

REALE E VIRTUALE : UNA DEFINIZIONE DA RIVEDERE

 Nel capitolo introduttivo della sua opera Reale e virtuale T. Maldonado premette che :

L’argomento merita un’accurata analisi, in quanto vengono così riesumate, surrettiziamente, certe tematiche che hanno occupato l’attenzione del pensiero filosofico per secoli, come, per esempio, il problema dell’esistenza reale ( o meno) del mondo materiale, oppure quello, non molto diverso, del rapporto mente-materia .

( Reale e Virtuale, Tomàs Maldonado, Feltrinelli, Milano, 1992, pag. 11 )

Probabilmente ci sono malintesi terminologici, anche se alcuni di essi, di sicuro, sono residui di problemi teorici rimasti finora irrisolti nell’ambito della filosofia della scienza e della tecnica. ( pag. 13 )

Il concetto di “virtuale” , pur essendo un concetto niente affatto chiaro e intuitivo, è diventato di uso largamente corrente. Il termine “virtuale” viene riferito ad una quantità di situazioni molto differenti tra loro e rischia di diventare uno di quei termini “alla moda” con cui si tenta di conferire un tono elevato a discorsi generici e superficiali.

Virtuale è un progetto non ancora realizzato, virtuale è una imitazione della realtà , virtuale è un mondo fantastico immaginato con supporti informatici, virtuale è la rete dei computer collegati in Internet, virtuale campione è la squadra matematicamente certa della vittoria finale, ecc.

Tutte le accezioni del termine hanno però attinenza con l’altro termine ad esso sempre collegato, il termine “reale”, per cui possiamo dire che il peso semantico veicolato oggi dal termine “virtuale” sta nel binomio virtuale-reale che indica contemporaneamente una contrapposizione e un assemblaggio di cose che faticano a stare insieme.

( U. Fontana in: Rivista quadrimestrale di Scienze della Formazione e Ricerca educativa, ISRE, XVI, 2009, n 2, 75-101.)

Il chiarimento, anche parziale, di queste ambiguità terminologiche saranno certamente di aiuto nel nostro tentativo di adeguare la  nostra definizione di immagine reale e virtuale.

Il virtuale non è affatto il contrario del reale

Fin dalla introduzione della sua opera Il virtuale (Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997) P. Lévy esprime un atteggiamento positivo verso il processo in atto di crescente virtualizzazione delle attività umane e il suo rifiuto di una opposizione tra virtuale e reale.

Un movimento generale di virtualizzazione investe oggi non solo l’ambito dell’informazione e della comunicazione, ma anche il corpo, il sistema economico, i parametri collettivi della sensibilità e l’esercizio dell’intelligenza. La virtualizzazione si estende persino alle modalità della convivenza, alla costituzione della collettività, del “noi”: comunità virtuali, imprese virtuali, democrazia virtuale …

C’è da temere una de-realizzazione generale? Una sorta di sparizione universale, come suggerisce Jean Baudrillard ? …

Questo libro sostiene un’ipotesi diversa, non catastrofica, e cioè che, nonostante gli indiscussi lati oscuri e terribili, le evoluzioni culturali in atto indichino un proseguimento dell’ominazione. ( Pag. 1)

Prima ancora di averne timore, di condannarla o viceversa di abbandonarvisi, chiedo che ci si sforzi di sviscerare, di pensare e di capire la virtualizzazione in tutta la sua complessità.

Nel corso del libro vedremo come il virtuale, rigorosamente definito, abbia poco a che fare con il falso, l’illusorio e l’immaginario.

Il virtuale non è affatto il contrario del reale, ma un modo anzi di essere fecondo e possente, che concede margini ai processi di creazione, schiude prospettive future, scava pozzi di senso al di sotto della piattezza della presenza fisica immediata. (Pag. 2 )

La realtà fisica non è solo materia, ma anche energia

Prima di procedere alla definizione dei processi di virtualizzazione  che P. Lévy introduce nella sua opera, sarà opportuno sgomberare il campo dai possibili equivoci che possono sorgere dalla identificazione tra reale e  materiale, soprattutto se se si continua ad avere della materia una visione meccanicistica di tipo ottocentesco, che opera una sostanziale separazione tra la materia e l’energia.

Le scoperte della fisica contemporanea hanno eliminato ogni equivoca distinzione newtoniana di materia ed energia, affermando con Einstein il principio della equivalenza tra massa ed energia ( E = m c∧2 ).    Definitivamente superato è il concetto intuitivo di materia come una cosa semplice, palpabile, resistente, che occupa volume e si muove nello spazio.

Se, dunque, vogliamo considerare come reale il mondo fisico intorno a noi, dovremo considerarlo come un mondo fatto al tempo stesso di materia e di energia, nel quale l’energia è altrettanto reale quanto le particelle che costituiscono la materia.

L’uomo è parte integrante di questo mondo fisico reale e stabilisce con esso un continuo scambio di particelle materiali e di energia.

Una parte di questo scambio energetico-materiale è riservata alla sua  attività di osservazione e conoscenza del mondo.

Quando un osservatore interagisce con un oggetto reale, stabilisce con esso uno scambio di energia ( meccanica, termica, luminosa, acustica ..) che giunge ad interessare, attraverso la rete neuronale, le diverse zone della nostra materia cerebrale; nascono così quelle che noi chiamiamo sensazioni e, ad un livello di elaborazione superiore, rappresentazioni mentali.

Materia ed energia nella visione ( e nei processi cognitivi )

Un rapido cenno ai processi fisici, chimici e neurologici che si attuano nella visione, servirà ad esplicitare ulteriormente questa dimensione materiale ed energetica del rapporto che si stabilisce tra osservatore ed oggetto osservato.

Così facendo non vogliamo entrare nel merito di antiche ed appassionanti questioni di tipo metafisico, che hanno da sempre attraversato il dibattito filosofico e religioso ( rapporto tra mente e materia, tra spirito  e corpo, tra materialismo e spiritualismo).

Vogliamo soltanto evitare che alcune ingenue semplificazioni “filosofiche” finiscano per condizionare anche una questione, ben più modesta, come quella del rapporto tra reale e virtuale.

Non è un caso, ad esempio, che nella accezione del virtuale come de-materializzazione, finiscano per convergere, curiosamente, sia quanti tendono a vedere l’attività della mente come disincarnata dalla materia, sia coloro che , indifferenti al principio di equivalenza tra materia (massa) ed energia, riducono la realtà ad una pura materialità.

Una strana convergenza, insomma, tra “spiritualisti” ingenui e “materialisti” altrettanto ingenui.

Non dovremmo, invece, avere difficoltà a convergere sull’idea di vivere immersi in un Universo che si presenta come un tutto unico, di materia ed energia, di cui l’essere umano è parte organica e integrante .

Attraverso l’uomo la materia e l’energia raggiungono il massimo livello di autoconsapevolezza e la coscienza , a sua volta,  diventa operatrice di ulteriori trasformazione della materia e dell’energia.

Un esame concreto dei processi che si attuano nella visione, può aiutarci a fare un piccolo passo avanti in questo senso.

A questo scopo faremo riferimento al Quaderno  n. 29  “La visione” che la rivista Le Scienze nel 1986 ha dedicato interamente agli studi sui processi fisiologici coinvolti nella visione.

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