Le emozioni della scienza

LA DIMENSIONE EMOTIVA DELL’APPRENDIMENTO

La “bellezza”, il “dramma” e le “emozioni“  della scienza

meraviglia

Enzo Tiezzi nel suo libro La bellezza e la scienza ( Raffaello Cortina Editore, 1998) ha sviluppato una forte critica della visione “antiestetica” che ha portato la scienza a privilegiare nello studio dei fenomeni esclusivamente gli aspetti quantitativi della misura.

Vale la pena di riportare il Prologo del suo libro.

“ Il punto di partenza è la tesi di Gregory Bateson secondo cui la scienza attuale porta all’estremo l’assunto antiestetico, attribuito a Bacone, Locke e Newton, per cui tutti i fenomeni possono e devono essere studiati solo in termini quantitativi. Si intende mettere in evidenza che il ruolo delle forme, dei colori, dei sapori, dei suoni degli odori – e della bellezza – è stato fondamentale nella evoluzione biologica, e lo è ancor oggi, a maggior ragione, per avere una percezione scientifica della complessità, in un momento in cui la natura è minacciata dagli approcci lineari, meccanicistici, arroganti e, in ultima analisi, rozzi, di una scienza tutta subalterna alla visione economicistica di un pensiero omologante che conosce il prezzo di tutto e il valore di niente.

E’ mia convinzione che scopo della scienza non sia quello di dominare la natura, ma di vivere in armonia con la nostra Terra, di cui siamo parte integrante per interrelate storie coevolutive; è mia convinzione che, senza far riferimento alla nostra comune origine biologica e senza ritrovare il nostro cordone ombelicale con la natura, rischiamo di distruggere i cicli vitali di questo nostro Pianeta (l’unico che abbiamo).

E’, infine,  mia convinzione che la conoscenza scientifica non possa essere basata solo sull’impiego della ragione, ma debba risultare dall’uso combinato di ragione e passione, di intuito ed emozione, di logica e di sentire globale: la conoscenza scientifica non può essere “fredda” .

LA DIMENSIONE “TEATRALE” DELLA SCIENZA 

Un ulteriore aspetto di cui si  cui si intende tenere conto nell’azione di qualificazione didattica è quello della utilizzazione delle tecniche di animazione e drammatizzazione teatrale,  al fine di rendere più evidenti ed appassionanti la “meraviglia” e la “drammaticità” che hanno storicamente contraddistinto ogni innovazione filosofica e scientifica.

Una analoga drammaticità viene vissuta dall’allievo sul piano psico-pedagogico nei passaggi più impegnativi del proprio sviluppo cognitivo, nei quali è chiamato a superare le rassicuranti formulazioni del senso comune per conquistare un più maturo sistema di pensiero.

La conoscenza delle “crisi” e dei drammi che hanno contraddistinto lo sviluppo, tutt’altro che lineare, della scienza, consente di apprezzare meglio la natura delle  difficoltà che gli allievi devono superare nel loro passaggio dalla conoscenza comune alla conoscenza scientifica.

Il teatro  rappresenta uno strumento importante per il miglioramento delle capacità espressive degli allievi e per un più forte coinvolgimento emotivo nei  temi affrontati.

Se questo risulta ovvio per le discipline storico-letterarie, lo è molto meno per le discipline scientifiche, nelle quali la componente emotiva sembrerebbe del tutto secondaria rispetto alla componente “razionale”.

Non è un caso che la rassegna europea SCIENCE ON STAGE “  abbia fatto della “teatralizzazione” uno dei temi centrali della sperimentazione didattica nelle discipline scientifiche.

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