MACCHIE IMMAGINE ( PIXEL)
Se invece di considerare il foro stenopeico come un insieme di fori puntiformi, lo consideriamo nella sua interezza, possiamo immaginare che solo una piccola parte dei raggi diffusi da ciascun punto dell’oggetto riuscirà a penetrare nella camera oscura attraverso il foro; questo piccolo fascio, “sagomato” dal foro, proseguirà il suo cammino fino ad incontrare lo schermo, dove produrrà una macchia luminosa avente la forma ingrandita del foro.
Avevamo inizialmente definito questa macchia luminosa come macchia immagine del punto oggetto, ma i ragazzi abituati a lavorare con le immagini digitalizzate del computer hanno suggerito di definirla come pixel, anche se a differenza dei pixel dello schermo ( di forma quadrata o rettangolare), questi hanno la forma del foro stenopeico.
L’IMMAGINE GLOBALE COME INSIEME DI PIXEL
Analogamente a quanto abbiamo fatto con le immagini elementari, potremo parlare di immagine globale come inviluppo di macchie immagine ( o pixel ).
Anche in questo caso è evidente la coesistenza nell’immagine globale della forma dell’oggetto e di quella del foro.
Secondo questa visione la nitidezza può essere ricondotta alla dimensione delle macchie immagine o pixel.
In entrambi i casi, immagini elementari o macchie immagine, la nitidezza viene definita in termini più precisi di quanto consentiva la generica e intuitiva nozione di “sfocatura”.
DUE SPIEGAZIONI EQUIVALENTI DELL’IMMAGINE GLOBALE
A questo punto possiamo disporre di due modi sostanzialmente equivalenti per spiegare la formazione delle immagini nella camera oscura, il loro ingrandimento e la loro nitidezza .
Il primo è quello basato sulle immagini elementari, il secondo è quello che chiameremo delle macchie immagine o, in termini più moderni, pixel.
IMMAGINI ELEMENTARI COME INSIEME DI PUNTI IMMAGINE
Consideriamo il caso di un foro puntiforme. Da ciascun punto dell’oggetto ( luminoso o illuminato ) verrà diffuso un fascio di raggi divergenti, ognuno dei quali viaggerà in una diversa direzione dello spazio. Nello schema sovrastante abbiamo disegnato solo il raggio che riesce a penetrare nel foro puntiforme, producendo una immagine luminosa puntiforme del punto dell’oggetto dal quale proveniva. Con un procedimento “analitico” abbiamo scomposto l’oggetto in tanti punti, ad ognuno dei quali corrisponderà un punto immagine.
L’insieme dei punti immagine costituisce l’immagine elementare dell’oggetto.