LINGUAGGIO SCIENTIFICO E LETTERARIO: STESSA “PRECISIONE”
La più generale separazione/opposizione tra cultura letteraria e cultura scientifica sembra aver prodotto i suoi effetti negativi anche sul piano linguistico, stabilendo una sorta di equazione per la quale:
linguaggio scientifico = precisione,
linguaggio letterario = vaghezza semantica.
Non riteniamo che questa equazione sia accettabile e riteniamo che la proprietà ( precisione ) del linguaggio sia una esigenza comune del linguaggio letterario e di quello scientifico: se il linguaggio scientifico presuppone una chiara definizione dei termini e un riferimento al procedimento della misura, la descrizione letteraria di fenomeni ed oggetti offre una gamma di sinonimi e contrari, talmente ricca da configurarsi come una vera e propria scala di descrizione-misurazione.
Ci sembra che proprio il caso della luce ci offra un esempio emblematico di come il linguaggio letterario abbia colto, ben prima degli ottici, la distinzione tra la luce come agente esterno della visione ( lumen ) e la luce come sensazione percepita dall’osservatore ( lux ).
Non è un caso che la fotometria adotti questi stessi termini per indicare le unità di misura di due diverse grandezze fotometriche: il flusso luminoso ⧲ misurato in lumen e l’illuminamento E misurato in lux.
INTERAZIONE TRA LINGUAGGIO SCIENTIFICO E LINGUAGGIO LETTERARIO
Tra linguaggio scientifico e linguaggio letterario esiste una stretta interazione. Se è vero che la nascita della scienza moderna è legata all’adozione del linguaggio matematico nella “ lettura del libro della natura “ ( secondo l’immagine usata da Galileo ), resta pur certo, come sosteneva Einstein, che nessuno scienziato pensa con le formule.
La scienza non parla solo matematichese. La formulazione e l’elaborazione del pensiero si avvale di una continua commistione di linguaggi che si precisano e specificano reciprocamente.
Quando si introduce la specificazione scientifica di un termine di uso comune, si contribuisce anche all’arricchimento e precisazione del suo significato comune, e viceversa, il chiarimento del significato del termine di uso comune ( etimologia, sinonimia, ecc ) contribuisce anche alla chiarezza sul piano scientifico e rende più consapevoli circa le concezioni di senso comune veicolate da quel termine, destinate a condizionare la piena acquisizione del corretto significato scientifico.
Se, in altri termini, la scienza conduce al superamento concettuale del senso comune, è necessario che questo sia accompagnato da un parallelo superamento del linguaggio comune o, quantomeno, da una sua accresciuta consapevolezza.
UN LINGUAGGIO ANAFFETTIVO?
Una ultima considerazione merita di essere fatta su un’altra equazione che sembra essersi stabilita tra la scienza come algido regno della pura razionalità e la letteratura come regno della fantasia e delle emozioni.
Si è capito, da quanto detto sinora, che non riteniamo valida nemmeno questa equazione e che siamo convinti della necessità di suscitare un forte coinvolgimento emotivo nell’intero processo di apprendimento.
Riteniamo, sul piano linguistico, che l’adozione di una prosa scientifica impersonale e de-soggettivizzata contribuisca ad una sterilizzazione emotiva e che ostacoli il coinvolgimento diretto di chi legge o studia .
Ci sembra opportuno, a tale proposito, riportare un celebre brano del Dialogo di Galileo, in cui risulta chiaramente come la predisposizione di una situazione emotiva ed affettiva favorevole possa agevolare la conquista dei nuovi concetti.
«Rinserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d’aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti; siavi anco un gran vaso d’acqua, e dentrovi de’ pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vada versando dell’acqua in un altro vaso di angusta bocca, che sia posto a basso: e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza; i pesci si vedranno andar notando indifferentemente per tutti i versi; le stille cadenti entreranno tutte nel vaso sottoposto; e voi, gettando all’amico alcuna cosa non più gagliardamente la dovrete gettare verso quella parte che verso questa, quando le lontananze siano eguali; e saltando voi, come si dice, a pié giunti, eguali spazii passerete verso tutte le parti. Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose, benché niun dubbio ci sia che mentre il vassello sta fermo non debbano succeder così, fate muover la nave con quanta si voglia velocità; ché (pur che il moto sia uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti, né da alcuno di quelli potrete comprender se la nave cammina o pure sta ferma: voi saltando passerete nel tavolato i medesimi spazii che prima, né, perché la nave si muova velocissimamente, farete maggior salti verso la poppa che verso la prua, benché, nel tempo che voi state in aria, il tavolato sottopostovi scorra verso la parte contraria al vostro salto; e gettando alcuna cosa al compagno, non con più forza bisognerà tirarla, per arrivarlo, se egli sarà verso la prua e voi verso poppa, che se voi fuste situati per l’opposito; le gocciole cadranno come prima nel vaso inferiore, senza caderne pur una verso poppa, benché, mentre la gocciola è per aria, la nave scorra molti palmi ».
E’ un bellissimo esempio di prosa scientifica in cui l’esperimento mentale viene arricchito da elementi apparentemente superflui ed inutili ai fini del ragionamento. E, invece, Galileo è maestro nel predisporre l’interlocutore a deporre le proprie resistenze emotive. Lo invita a “rinserrarsi” con gli amici nell’intimità di una stanza sottocoperta e a circondarsi di oggetti familiari ed animaletti ( mosche, farfalle, pesci ). Li fa giocare tra loro, lanciandosi oggetti o saltando a piè pari. In questa atmosfera rilassata si è più disposti a sopportare la crisi concettuale alla quale Galileo li sta conducendo: la conquista del moto relativo.