Il potere evocativo della parola

Il buio permette di apprezzare maggiormente il potere della mente di  evocare le immagini attraverso la memoria e di costruirne di nuove  mediante l’immaginazione.

Il potere di evocare le immagini trova nella parola il suo strumento  più potente :

“In principio era il Verbo”; “ Iddio disse ! “

E’ attraverso la parola che Dio crea il cielo e la terra, la luce, il sole le stelle, gli animali ed, infine, l’uomo.

Attraverso la parola l’oscurità si popola di immagini tanto più suggestive, quanto meno sono disturbate dalle immagini dell’ambiente circostante.

Due esperienze abbiamo fatto in proposito.

La prima è consistita nell’ascolto di alcuni brani del CD “ CINQUE SENSI CINQUE VOCI “ di Laura De Luca, in particolare de “L’udito” recitato dall’attrice Angiola Baggi.

Copertina_CD 5 SENSI 5 VOCI copia

L’UDITO (RIDUZIONE)

L’OLFATTO

 

La seconda è stata una rilettura de “ l’Infinitodi Leopardi, che al Seminario su “La luce e l’ombra” tenuto a Senigallia nel quadro della manifestazione “Europa … non solo” abbiamo svolto con la collaborazione di Jacopo Sobrini, studente attore dell’Istituto Statale d’Arte  “Mengaroni” di Pesaro.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle
e questa siepe che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni e la presente
e viva, e il suon di lei: Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

IL BUIO E LA SIEPE: UNA RILETTURA DE “L’INFINITO” DI GIACOMO LEOPARDI

La siepe ( che dall’ultimo orizzonte il guardo esclude …) ha una funzione analoga a quella del buio : essa disabilita la vista, ma spalanca gli occhi della mente sull’infinito dello spazio e del tempo (… ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo).

Il buio, come la siepe, fa perdere il riferimento visivo agli oggetti esterni (l’orizzonte); i confini del nostro corpo sembrano diventare più incerti e disciogliersi in quel “liquido oscuro” che ci avvolge.

Se l’oscuramento della vista crea l’infinito dello spazio, il silenzio e la quiete  creano, se paragonati ai rumori della vita , una sospensione del tempo (Io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno).

Basta un attimo di questo contemporaneo silenzio dei due sensi perché la mente evochi l’infinito dello spazio e del tempo, avvertendo da un lato un senso di smarrimento ( … ove per poco il cor non si spaura ) dall’altro un sentimento di grande dolcezza ( E naufragar m’è dolce in questo mare ).

Per questo può risultare abbastanza suggestivo dedicare la prima parte dell’esperienza del buio all’ascolto silenzioso dei rumori ambientali.

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