Se in Alberti, Leonardo, Brunelleschi e nei pittori in genere lo specchio piano è considerato strumento di verità e di corrispondenza al reale, nell’immaginario simbolico esso acquista anche una valenza contraddittoria ed è collegato alla sfera della falsità e dell’inganno.
Platone, ad esempio, assume lo specchio (al pari delle ombre della caverna e delle rappresentazioni pittoriche) come metafora della conoscenza ingannevole .
L’ambivalenza dello specchio è ben espressa nel mito di Narciso, che nella scoperta della propria immagine trova addirittura la morte.
Narciso ( Caravaggio )
Ma la patente di veridicità è riservata da tutti al solo specchio piano. Gli specchi curvi, concavi e convessi, sono invece fonte di inganni e distorsioni.
Ma siamo sicuri che gli specchi piani siano davvero così innocenti e fedeli? Possibile che basti una semplice curvatura per cambiarne la natura e l’attendibilità? Probabilmente i confini tra le cose sono meno netti di come appaiono.